Venerdì 1 aprile la Stagione di Prosa del Caio Melisso di Spoleto prosegue con Omaggio a Gaber ovvero G (semplicemente), un affascinante percorso attraverso trent’anni di canzoni e monologhi proposti da Giorgio Gaber secondo la formula originale del “teatro-canzone”.
Lo spettacolo, ideato e proposto da Stefano Orlandi, che si avvale dell’indispensabile e preziosa collaborazione musicale di una affiatata band composta da musicisti milanesi con alle spalle esperienze concertistiche, jazz e teatrali, ripercorre tutte le tappe principali della produzione gaberiana da “Il signor G” del 1970 sino all’album postumo “Io non mi sento italiano“ del 2003 e vuole essere un omaggio al grande artista milanese.
Nel mondo dello spettacolo Giorgio Gaberscik (in arte Gaber) costituisce sicuramente un’anomalia, realizzando un percorso artistico unico e particolare.
Nato a Milano nel ’39 è stato tra i precursori della nuova musica leggera. Non ancora ventenne è il primo cantante a realizzare per la Ricordi un disco di rock’n roll italiano (“Ciao ti dirò” 1958). Da allora, e per oltre un decennio, la sua produzione discografica, sempre caratterizzata da canzoni intelligenti ed ironiche, ha incontrato un larghissimo consenso popolare fino a diventare a volte vero e proprio fenomeno di costume. Nel corso degli anni ’60 si afferma anche come personaggio televisivo emergendo non solo come cantante e interprete ma anche come conduttore e intrattenitore di grande successo e comunicativa.
Nel 1970 Gaber compie una svolta tanto significativa quanto coraggiosa. All’apice della popolarità, dopo una fortunatissima tournée con Mina, decide di chiudere ogni rapporto con il mezzo televisivo, rinunciando ai vantaggi e alle gratificazioni di un consenso più allargato, per concentrare la sua attività esclusivamente nel teatro, privilegiando così il rapporto e il confronto diretto con il pubblico.
Propone una forma di teatro anomala e originale basata sull’alternanza di brani recitati e cantati, sul modello del recital francese alla Brel-Montand-Bécaud, ma assai diversa, in quanto la forte personalità artistica e attorale di Gaber e l’accostamento canzone-monologo, garantiscono un percorso emotivo e una coerenza tematica che fanno delle sue esibizioni uno spettacolo teatrale vero e proprio. I brani musicali sono costruiti su un arco teatrale preciso, diretto verso una comunicazione che ha come prerogativa l’impatto immediato nel momento dell’esecuzione stessa. Una dimensione della canzone legata al racconto e intesa come fatto teatrale. I monologhi in alcuni casi sono dei brevi atti unici in prosa, in altri sono riflessioni poste come introduzioni a canzoni, in altri ancora la stessa canzone è un’alternanza di momenti in musica e momenti recitati.
I primi spettacoli (“Il signor G” 1970, “Storie vecchie e nuove del signor G” 1971) hanno come protagonista un certo “Signor G” ovvero l’uomo che fa fatica a vivere e a cui crollano uno dopo l’altro i miti della giovinezza. Gaber racconta la storia, dalla nascita alla morte, dell’ uomo inserito in una società in crisi, la storia di tutti noi, dell’autore stesso. Con la sempre più stretta collaborazione di Sandro Luporini (pittore viareggino e autore con Gaber di tutti i testi) gli spettacoli successivi affrontano via via temi sempre più legati allo spirito dominante di quegli anni, anni di cambiamenti e rivolgimenti, con atteggiamenti da parte degli autori che vanno dall’entusiasta adesione ad una generazione che crede nel cambiamento agli incalzanti interrogativi davanti a una società in cui cresce il disagio e la paura, dove le tensioni sociali e politiche sono altissime e infine alla più cocente delusione verso una generazione che si è arresa alla propria disperazione In ogni caso la parola chiave è impegno.
Dopo le polemiche, le contestazioni e addirittura i disordini che hanno fatto seguito agli ultimi lavori, Gaber affronta gli anni ottanta e novanta in modo più staccato e disilluso, ma pur sempre critico nei confronti delle mode, dell’ ottimismo e del benessere a tutti i costi, della stupidità delle masse e via di seguito. Realizza così alcuni spettacoli recuperando, in alcuni casi, molti brani della sua passata produzione ma incredibilmente sempre attuali e provocatori
Parole e musica che hanno raccontato, senza sconti o compromessi, l’Italia e gli italiani, le trasformazioni della società e dei sentimenti collettivi, le preoccupazioni e i sogni; esaminando e stigmatizzando i vizi, i vezzi, gli umori e i tic di tutta la società. In teatro Gaber è stato capace di raccontate storie con graffiante ironia, personaggi su personaggi esilaranti e disperati, tragicamente comici, ritratto di come siamo, coi i nostri atteggiamenti, le nostre manie che portano alla scoperta del mondo in cui viviamo, parlando del sociale, ironizzando e allo stesso tempo sgomentando, perché il quotidiano portato in teatro acquista una luce diversa, una luce che fa pensare. Monologhi e ballate che raccontano il compromesso, la guittezza e anche il ridicolo nel quale tutti galleggiamo beatamente.
Per informazioni e prenotazioni ci si può rivolgere telefonicamente, fino al giorno precedente lo spettacolo, presso il Botteghino Telefonico Regionale del Teatro Stabile dell’Umbria, tutti i giorni feriali, dal lunedì al sabato, dalle 16 alle 19, al n° 075/57542222.
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